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RISTRETTA BASE AZIONARIA: PRESUNZIONE FISCALE SULLA DISTRIBUZIONE DEGLI UTILI E DIFESA DEI SOCI

La ristretta base azionaria è un principio utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per presumere la distribuzione di utili non dichiarati nelle società con pochi soci, sia di persone che di capitali. L’ipotesi è che gli utili non contabilizzati vengano redistribuiti tra i soci senza essere dichiarati, con conseguente elusione fiscale.

Non tutte le rettifiche fiscali fatte alla società sono automaticamente trasferibili ai soci: solo quelle relative a maggiori ricavi o costi inesistenti, che generano una ricchezza ritenuta distribuita. Tuttavia, i soci possono contestare questa presunzione, dimostrando che gli utili non sono stati distribuiti ma accantonati o reinvestiti nella società, oppure provando la loro estraneità alla gestione aziendale.

Diverse sentenze della Cassazione hanno stabilito i criteri per contrastare tale presunzione, tra cui:

  • La dimostrazione di essere un socio puramente finanziario senza poteri gestionali (Cass. 18042/2018);

  • La prova di azioni legali o dissenso nei confronti dell’amministratore (Cass. 25807/2021);

  • Una denuncia penale contro l’amministratore, se gli utili occultati sono stati rinvenuti sul suo conto personale (Cass. 21573/2005).

Al contrario, la semplice azione di responsabilità contro l’amministratore non basta per escludere la presunzione di distribuzione (Cass. 15365/2018). Inoltre, anche i soci occulti possono essere soggetti ad accertamenti fiscali, come confermato da recenti pronunce della Cassazione (Cass. 2766/2021 e 16387/2024).



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